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Trekking al Campo Base dell’Everest, cosa serve sapere
Il trekking al Campo Base dell'Everest è il sogno di ogni escursionista, il percorso di più giorni più famoso e desiderato al mondo che in circa 2 settimane di cammino porta da Lukla, porta d’acceso nepalese all’Himalaya, fino ai piedi della cima più alta del pianeta, il monte Everest.
Il trekking al campo base dell’Everest è un percorso di circa 130 Km, andata e ritorno, all’interno del Parco Nazionale di Sagarmatha, letteralmente “Madre dell’Universo” in sanscrito, tra antichi villaggi e monasteri buddisti. Si tratta probabilmente del trekking più famoso ed ambito del pianeta e permette di raggiungere il campo base dell’Everest, da cui partono le spedizioni alpinistiche per la salita ai suoi 8845 metri di altezza.
Siamo all’interno dell’Himalaya Nepalese, nel versante Sud dell’Everest (quello Nord appartiene al Tibet). Qua sono state scritte alcune delle più importanti pagine della storia dell’alpinismo e, gioia e dolore, vita e morte, felicità e fatica si mescolano in maniera inseparabile. Come se tutto questo non fosse già sufficiente, questa terra è ricca di cultura e vanta una tradizione millenaria. Le due principali religioni, l’induismo ed il buddismo, qui si fondono e spesso gli abitanti professano entrambe le fedi. Ma qua ogni montagna e fiume ha una leggenda od una storia da raccontare e gli elementi naturali sono vere e proprie divinità minori, impersonificazioni di aspetti della vita quotidiana.
La popolazione locale è accogliente e curiosa, sebbene timida, ed anche se il turismo di massa, legato alle imprese sportive a partire dagli anni ’90 del secolo scorso, ha stravolto un po’ tutto, è ancora possibile trovare un’aria autentica, semplice ed essenziale.
In questo articolo, andiamo a descrivere tutte le informazioni utili per pianificarlo e l’itinerario relativo al percorso tradizionale, che per il rientro non passa per la valle di Gokyo ed i suoi splendidi laghi, ma ripercorre il sentiero dell’andata.
Il viaggio inizia a Katmandu, capitale del Nepal, dove atterranno tutti i voli internazionali. Da qui è necessario prendere un volo interno per Lukla, porta d’accesso per l’Himalaya. Il volo ci proietta così dalla metropoli della capitale a questo piccolo villaggio di 300 anime a 2860 metri d’altezza, che letteralmente significa “paese con molte capre e pecore” e ci dà un preludio di quello che ci attenderà.
Il primo giorno di trekking viene solitamente dedicato al raggiungimento di Phakding, piccolo villaggio a 2610 metri d’altezza, dove sono presenti numerose strutture ricettive. Si tratta di una tappa facile, di circa 3h di cammino, ideale per l’acclimatamento.
Il secondo giorno di trekking lasciamo Phakding per arrivare a Namche Bazar, a 3440 metri d’altitudine, dove il trekking vero e proprio ha inizio. Sede del Parco Nazionale di Sagarmatha e di un reparto dell’esercito predisposto alla difesa dello stesso, questo paese di circa 1500 anime vanta alcuni “comfort”, come la connessione internet, a cui non sempre avremo accesso durante il trekking. Solitamente qua viene passato anche una seconda notte, per l’acclimatamento.
Proseguendo, si pernotta a Tengboche, quota 3860 metri. Questo paese, dove si respira l’atmosfera della cultura sherpa, è famoso per la presenza del più importante monastero buddista della regione.
Il giorno successivo viene quindi raggiunto Dingboche, a 4410 metri di quota. Questo villaggio di 200 abitanti è famoso per i suoi kilometri di muri di pietra, rimosse per arare i campi ed accatastate a fianco degli stessi. Anche questa tappa viene solitamente utilizzata come sosta di acclimatamento, spendendo quindi 2 notti. Il secondo giorno, per ingannare l’attesa prima di ripartire, è possibile visitare Chhukung, un villaggio utilizzato come sosta dai pastori di Yak.
Il trekking entra ora nel vivo, avvicinandoci la meta della nostra destinazione e salendo di quota. Il settimo giorno di trekking si sosta a Lobuche, 4920 metri sul mare, villaggio sherpa e tappa “obbligata” per il raggiungimento dell’Everest Base Camp.
La meta è vicina. Da Lobuche si raggiunge infatti Gorak Shep, villaggio adagiato su di un lago ghiacciato coperto di sabbia sedimentaria ad una quota di 5190 metri. Solitamente qua viene fatta una deviazione in giornata per salire sulla cima del Kala Patthar, che con i suoi 5545 metri è uno splendido balcone sul Monte Everest e la conca del ghiacciaio Khumbu.
Nel nono giorno di trekking viene solitamente raggiunta la nostra destinazione finale, l’Everest Base Camp, a 5350 metri d’altezza. Da qui partono le spedizioni per la cima della montagna e ad aprile, mese con le condizioni climatiche ideali per l’ascensione, questa area si popola delle tende delle spedizioni internazionali. Sempre in giornata si ridiscende quindi a Lobuche per il pernotto.
Da Lobuche il giorno successivo si ridiscende a Photse Tenga, paese dirimpettaio a Tengboche, evitato all’andata (ma nessuno vieta di sostare nuovamente a Tenghoche). L’undicesimo giorno ci vede pernottare nuovamente a Namche Bazar, da dove il giorno successivo rientreremo a Lukla, termine ufficiale del trekking vero e proprio, per il volo di ritorno a Katmandu.
Quello descritto si tratta ovviamente di un itinerario di massima, da adattare secondo le esigenze e le capacità fisiche di ognuno. Al termine di questo articolo troverai inoltre una cartina con la traccia GPS scaricabile gratuitamente.
Per entrare in Nepal sarà necessario un passaporto con almeno 6 mesi di validità e del visto, richiedibile anche all’arrivo a Katmandu (saranno necessarie 2 fototessere). Per entrare nel parco di Sagarmatha, è necessario richiedere un permesso, acquistabile sia a Katmandu che all’entrata del parco a Namche Bazar. Una guida locale non è invece obbligatoria. È infine consigliata, ma non obbligatoria, la profilassi antimalarica.
Le escursioni termiche sono notevoli, sia tra giorno e notte, che tra inizio e fine del trekking, quando avremo guadagnato quota. Altro fattore da considerare, il vento è freddo e può essere intenso. Fatte queste premesse, sarà necessario avere con sé scarponi da montagna comodi e collaudati, calzini da escursionismo, giacca antivento, indumenti intimi di ricambio, guanti, berretta, cappello per il sole, occhiali polarizzati, felpe o paile, una mantella. Altro equipaggiamento fondamentale è un buon sacco a pelo pesante. Completano l’occorrente il kit di primo soccorso con cerotti per tagli e per vesciche, medicine anti-diarrea e per il mal di montagna, crema solare, salviettine per rinfrescarsi e lavarsi (non sempre sarà possibile farsi una doccia).
Riportiamo in questo paragrafo i costi indicativi al momento della scrittura dell’articolo.
Il costo principale da sostenere saranno dovuti ai voli aerei. Quello per Katmandu si aggirerà intorno ai 1000 Euro, mentre quello interno per Lukla circa la metà.
Una guida locale costa circa 25 Euro al giorno, mentre per mangiare e bere andranno preventivati circa 30 Euro al giorno. Stessa cifra andrà messa in conto anche per il dormire, a notte.
Il periodo migliore per mettersi in viaggio è la primavera, da marzo a maggio o l’autunno, da ottobre a dicembre. L’estate è il periodo delle piogge e dei monsoni, mentre l’inverno è più freddo e rigido. A maggio metti in conto qualche pioggia, a dicembre farà più freddo ma ci saranno meno escursionisti in giro.
L’acqua lungo il percorso non è raccomandabile, data la presenza di numerosi animali (capre e yak in particolare) che la contaminano. Sarà possibile acquistarla nei rifugi, lodge e tea house che incontrerai lungo il percorso. Anche i pasti saranno acquistati e consumati direttamente in queste strutture.
L’itinerario non presenta particolari difficoltà tecniche, ma il vero ostacolo sarà dato dalla quota e dalla fatica fisica. Il mal di montagna o d’altitudine può colpire chiunque. I principali sintomi sono fiato corto, vertigini e mancamenti, sonnolenza, inappetenza e vomito. Per questo motivo è bene salire gradualmente ed effettuare le due tappe di acclimatamento che abbiamo suggerito nella descrizione dell’itinerario. Bevi spesso e porta con te medicinali appositi per contrastarlo, come il Diamox.
Una guida od un’agenzia non sono obbligatori, ma se non ti senti sicuro dell’organizzazione e vuoi qualcuno che ti racconti aneddoti e tradizioni locali, allora potrai affittarne una direttamente in loco a Katmandu o a Lukla. Assicurati che l’agenzia locale sia iscritta al registro Trekking Agencies Association of Nepal .
Se poi non vuoi occuparti nemmeno dei voli, visti e permessi e della logistica, potrai partire per un viaggio organizzato e prenotare attraverso un’agenzia specializzata, come la nostra.
Al seguente link potrai scaricare la mappa e la traccia GPS, per organizzare il tuo trekking in autonomia.
Il trekking all’Everest Base Camp rappresenta il sogno di ogni appassionato di montagna ed escursionismo. Camminare tra cime di 8000 metri, dove sono state scritte le pagine più belle e drammatiche dell’alpinismo mondiale è una sensazione unica, che ogni amante della montagna dovrebbe provare almeno una volta nella vita.
Se hai deciso di partire da solo, ci raccomandiamo di informarti e preparti bene prima della partenza. Non trascurare il più piccolo dettaglio, in ambiente può fare la differenza tra la riuscita del viaggio spedizione ed il suo fallimento. Non sei sicuro dei tuoi mezzi? Contattaci o parti direttamente con noi per uno dei nostri trekking!
Curioso di approfondire la lista dei migliori trekking al mondo? Corri a leggere il nostro articolo dedicato!
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